Diciamocelo in tutta franchezza, la ” Legge di Murphy” per noi donne è un pó come la Gazzetta per la maggior parte di voi omuncoli, ergo la Bibbia.
Mentre però, per noi sapienti femmine, l’ applicazione della “legge” famosa porta ad una soglia di consapevolezza estrema per quanto riguarda la gestione pratica della vita, la seconda conduce al massimo, all’ insaputa della vostra asfittica materia grigia, alla consapevolezza che sui campi da calcio d’ inverno faccia freddo e quindi che i giocatori in mutande possano concedersi i guantini ( penso che li usino per non congelarsi la “french” che si sono appena fatti fare da una S.p.A. cinese, trascinati dalla wag di turno).
Ma veniamo a bomba.
La legge di Murphy ci insegna che tutta le disgrazie, le sfighe, le sfortune, gli imprevisti non si possano prevedere ma anzi capiterà tutto il contrario del previsto.
Noi, noi donne, che non ci facciamo mai mancare nulla, siamo lì pronte col contenuto della borsa pesante come un container galleggiante al porto di Genova pieno di clandestini cinesi (che poi sono quelli delle unghie), per non farci, appunto, prendere in contropiede da quel perfettino del cazzo di Murphy e dalle sue quattro fregnacce.
Osservino quindi, siori e siori la borsa chiusa, ta-ta!
Osservino ora, siori e siori la borsa aperta.(e per vostra fortuna avevo la borsa piccola)
Acqua per gli assettati
Pocket coffee per gli coffee-addicted
Tampax per i mestruati
Chiavi per gli “inchiavati (o inchiavabili)
e poi ancora polline che se serve un po’ di energia, the verde in foglie che se per caso un bar non ce l’ha lo tiri fuori te, il libretto rosso dei racconti, I-pod senza cuffie per i non udenti (I suppose), vanity fair sgualcito, fazzoletti usati, persino una radice di chissà che cosa, monete sparse, cicche per l’eventuale fiatella, miso soup in polvere idem come il te, l’Oscillococcinum se viene il raffreddore, penne esaurite ma che possono essere buone ancora per qualcosa, dentrifricio e filo interdentale mai usati, comunicazioni della scuola dei miei figli scadute, tic-tac sparse e impolverate, e altro ancora.
Confesso, caro il mio vecchio Murphy, che mi son fatta venire una gobba così portando in giro tutto ‘sto peso per aggirare la tua mala sorte e ammetto, mio malgrado e mi taglierei la lingua pur di non dirlo, che invece hai vinto tu e che tutto ciò non mi è servito mai ad un cazzo, sob.
Goba to mare,
goba to pare,
goba la figlia della sorella…
Che ridere 🙂
l’hai comprata per caso al ‘Mary Poppin’s Store‘?! 😮
Manco la dotazione di emergenza dei manines è così accessoriata!
L’altro giorno avevo anche dentro un kit del pronto soccorso, delle bustine di zucchero per qualche diabetico, la famosa graffetta di Mc Giver per aprire una serratura arruginita non si sa mai, e tante begli altri ammenicoli. Non mi sarebbe bastato nemmeno un fish-eye. La prox volta faccio un video del contenuto in time-lapse con la Go-Pro.
Carina la borsa, il tavolo da riunione parecchio meno. Comunque le borse sono come qualsiasi piano orizzontale in una casa. All’inizio sono vuoti, poi si sistemano i libri ordinatamente, poi si aggiunge qualche foto incorniciata, poi qualche oggetto ricordo e alla fine ci si appoggia qualsiasi cosa tanto da rinunciare anche a spolverare per non dover spostare una montagna di roba e soprattutto non trovi mai ciò che avevi deciso di mettere lì, proprio lì per ritrovarlo subito.
Pablo
E poi le mie amiche, quando mi dicono di prendere qualcosa nelle loro borse, non mi credono se dico che ho paura 🙂
Alex
p.s.
A ‘sto punto sono obbligato a seguire il tuo blog 🙂
La borsa delle donne é come la Bocca della Verità, la mano entra ma non sai se ti verrá mai restituita, ocio!!
ahaha, io andavo in giro con le bustine per la diarrea, le cuffie e il caricatore dell’Ipod ma senza Ipod, tessere scadute, bottoni, chiavi della macchina e del box anche se giro solo sui mezzi…
http://www.latartaruga-fio.com/2011/10/o-la-borsa-o-la-vita/
ovviamente l’ordine è durato al massimo tre giorni.
Ah, Vanity sgualcito rigorosamente sotto braccio…