Gli addetti allo sportello dell’ ATM hanno la stessa espressione del viso davanti ad un utente vero come davanti ad un utente inesistente, direi la stessa mimica usata da Pozzetto durante i provini nel film “sono fotogenico”.
Cliccano sul bottone del numero, fissano il vuoto e incominciano a contare mentalmente fino a 20, poi se appare una sagoma davanti a loro lo sguardo diventa meno vitreo, se invece non appare nessuno ricliccano il bottone passando al numero successivo e il conteggio ricomincia.
Uno, due, tre …
Non mi stupirebbe …
quattro, cinque, sei …
se invece di contare loro …
sette, otto, nove …
ci fosse sotto il tavolo un cronometrista della Federazione italiana …
dieci, undici, dodici …
pagato appositamente e profumatamente dall’Atm …
tredici, quattordici …
dopo regolare bando di gara, per non far stancare troppo …
quindici, sedici ….
i nostri sportellisti, dando loro un colpetto…
diciassette, diciotto…
sul ginocchio quando i secondi sono scaduti.
diciannove, venti.
La tristezza di quel luogo, l’incomprensibilità dei cartelli di informazione, il posizionamento strategicamente scomodo della macchinetta che eroga i numeri, i pannelli scoloriti e lisi… insomma il tutto è stato studiato in modo che lo stipendiato dall’Azienda Tramviaria milanese risultasse “TON SUR TON” o meglio ancora “IN PENDANt” con l’ambiente che lo circonda.
La domanda quindi sorge spontanea: ” è sulle caratteristiche dello squallido ambiente che è stata fatta una minuziosa selezione per scegliere l’addetto più compatibile o è sulle caratteristiche dell’addetto …”
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